“L’arte di correre” di Haruki Murakami

sabato 14 agosto 2010


Il titolo giapponese di questo libro è: “Quando parlo della corsa parlo di me” che, come scrive Murakami, “riprende quello di una raccolta di racconti di Raymond Carver, lo scrittore che io amo tanto: Di cosa parlo quando parlo di amore”.
“L’arte di correre” è un titolo po’ fuorviante, sembra quasi riferito ad un manuale di preparazione alla maratona. Però non è neppure un vero e proprio romanzo. Murakani racconta la sua passione per la corsa, ci fa così scoprire aspetti interessanti del suo carattere, ci introduce nel suo modo di vivere, di rapportarsi con gli altri, di concepire l’esistenza, di come interpreta il mestiere di scrivere.
Lo scrittore giapponese predilige le lunghe corse, la maratona, persino l’ultramaratona (100 km corsi in 11 ore e 42 minuti) e la dura disciplina sportiva del triathlon (nuoto, bicicletta e corsa). Sono lontanissimi gli anni in cui gestiva il bar Peter Cat e fumava sessanta sigarette al giorno. Ha iniziato a scrivere e contemporaneamente ha iniziato a correre. “Correre per me è un ottimo esercizio, e al tempo stesso costituisce una valida metafora. Allenandomi giorno dopo giorno, partecipando a una gara dopo l’altra, miglioro gradualmente I miei record, e in questo processo evolvo anch’io. O per lo meno cerco di evolvere, è a questo scopo che compio sforzi quotidiani. Come corridore non valgo granchè, questo è certo. Sono assolutamente nella media, - o forse dovrei dire al di sotto. La mediocrità non costituisce però per me un vero problema. L’essenziale è superare di poco il livello raggiunto in precedenza. Se un corridore deve per forza individuare un avversario da battere, lo cerchi nel se stesso del giorno prima”.
Parole nelle quali molti sportivi, -specialmente quelli che praticano una attività sportiva a livello amatoriale- si ritroveranno, perché meglio di altri possono capire cosa vuol dire durare fatica, giorno dopo giorno, per ottenere dei risultati.
Murakami riesce a esprimere emozioni e sensazioni che provano tutti gli sportivi, ma non hanno la capacità di tradurle in maniera armoniosa e coinvolgente, come invece fa lo scrittore.
Quindi un libro da leggere, sia per chi ama l’autore di “Norwegian Wood”, “Dance dance dance”, “Kafka sulla spiaggia”, sia per chi ama la corsa e gli sport di resistenza.

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