Una giornata a Lucca tra arte e musica

domenica 12 settembre 2010


L’afa agostana diventa sopportabile quando entro nel giardino della cinquecentesca Villa Bottini, grazie al verde delle magnolie, dei lecci, dei platani, dei cedri del Libano. Le sale della Villa, tra le decorazioni e gli affreschi realizzati da Ventura Salimbeni alla fine del XVI secolo, ospitano “L’immagine del suono”, mostra promossa dal Comune di Lucca e dal Summer Festival, una delle rassegne di musica più seguite in Italia.

Tra le opere esposte emergono le fotografie di Anton Corbijn (regista di videoclip, fra gli altri, dei Depeche Mode, Nirvana, Red Hot Chili Peppers, Metallica, U2, Nick Cave e del film "The American"), che ritraggono alcune icone rock e pop quali Lou Reed, Patti Smith, Michael Stipe e quelle di Ari Marcopolous, assistente di Andy Warhol, intensi flash sulla storica scena underground newyorkese.
Lou Reed e Patti Smith, sono presenti anche come autori di pregevoli scatti che ne fanno cogliere il loro essere artisti a tutto tondo, non solo musicali.

L’idea di fondo dell’esposizione è quella di intrecciare suoni e visioni per coinvolgere lo spettatore con tutti i suoi sensi, perché “la musica può essere guardata e l’arte ascoltata, come parti di un unico grande concerto”.

A breve distanza da Villa Bottini si trova il Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, dove ha luogo la mostra Time after Time”, a cura di Maurizio Vanni e Alessandro Romanini.
Qui sono esposte 25 opere dell'artista italiano Piero Gilardi e 20 fotografie del fotografo statunitense Steve McCurry. La mostra non vuole proporre un confronto tra i due artisti, ma un percorso tra due personali e diverse riflessioni sul tempo.
Piero Gilardi nasce a Torino nel 1942. Nel 1963, realizza la sua prima mostra personale “Macchine per il futuro”. Due anni più tardi realizza le prime opere in materiali sintetici ed espone a Parigi, Bruxelles, Colonia, Amburgo, Amsterdam e New York. A partire dal 1968 interrompe la produzione di opere per partecipare all'elaborazione tecnica delle nuove tendenze artistiche della fine degli anni '60: Arte Povera, Land Art, Antiform Art. Famosi sono i suoi Tappeti-natura, ricostruzione fedele con materiali sintetici come il poliuretano espanso di granoturco, angurie, pesche, giardini. Un’arte, la sua, che non imita la natura, ma la ri-crea, la ri-elabora in maniera personale, scandendo lo scorrere del tempo cronologico attraverso il passaggio delle stagioni e dei luoghi presi in considerazione.

Steve McCurry nasce a Philadelphia nel 1950, studia cinema e storia alla Pennsylvania State University. Inizialmente pensa di dedicarsi alla realizzazione di documentari, ma comincia ben presto a collaborare come fotografo con un giornale locale. Si reca in India dove rimane per due anni e compone il suo primo vero portfolio con immagini del viaggio. Fotoreporter, inviato su mille fronti di guerra, collabora con alcune delle riviste più prestigiose: Time, Life, Newsweek, e il National Geographic.
Con i ritratti della “Ragazza afgana”, realizzati l’uno a distanza di diciassette anni dall’altro, McCurry manifesta l’imprevedibile e impietoso fluire del tempo: “Era un momento preciso nel tempo, eppure oltre il tempo. Mi sono reso conto che si trattava della stessa ragazza. I suoi occhi avevano la stessa intensità. La pelle mostrava i segni del tempo, c’erano delle rughe, ma il suo aspetto era straordinario come 17 anni prima”.

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